Mindfulness immersi nella natura

Percorso di 3 Mindfulness immersi nella natura!

Inizieremo dal mare, dall’acqua come elemento di nascita; proseguiremo nella natura come simbolo di movimento di evoluzione; finiremo con la terza esperienza affidandoci all’energia del fiume.

tre percorsi, tre nuovi modi di utilizzare il respiro: Mindfulness camminata, Mindfulness distesi al suolo, MindfulEATING!!

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La gestione della sofferenza

 

Come gestiscono le persone la sofferenza?

Ricordando che la sofferenza cioè il dolore assieme alla paura rappresentano le due emozioni di base più scomode e difficili per gli esseri umani... 

Facciamo ora qualche esempio per capire come nelle varie situazioni le persone tendono a gestirla in una maniera o in un'altra.. 

 Ci sono persone che la sofferenza la negano immediatamente e sentono subito tanto la rabbia, ma non la esprimono. 

Altre persone non la danno a vedere e non chiedono aiuto nella sofferenza, sopportando per motivi di contesto, familiari, ideali, e arrivano così al limite per poi sentir tantissimo dolore, una sorta di crollo emotivo quando una loro relazione o situazione creata idealmente va a finire o entra in crisi. 

 

Altre persone invece appena toccate (verbalmente)  scattano eliminando la fonte della frustrazione, altre la vogliono proprio soggiogare e sovrastare andando in competizione per prevalere. 

 

Ci sono poi persone che per la sofferenza propria non hanno intenzione di darci peso e perdonano con facilità, queste persone hanno scarso amor proprio e pochissimo polso. 

Le puoi ritrovare per la rabbia a fare lavori tanto per, compulsivamente. 

 

Altri invece evitano proprio fuggendo da essa e ricercando immediati piaceri in altro (fumo, bevande, cibo, sostanze, etc) o altri (relazioni o persone che servono a non stare nel dolore, il classico "chiodo schiaccia chiodo" quando si esce da un rapporto e ci si butta in un altro. .); ma se non è possibile evitare dato che essi non provano immediatamente rabbia hanno bisogno di una mamma surrogato e quindi di un conforto da qualcuno amico o parente che possa come dire calmare la mente e la ferita che brucia. 

Infine poi c'è chi sente il dispiacere tanto, ma proprio tanto esageratamente e subito e sfocia sempre in meccanismi autolesionistici, drammatici, vittimistici e depressivi, odiando se o il mondo. 

 

 Vedete bene che ci sono tanti modi e stili di gestire la sofferenza, affrontare la vita senza saper il proprio modo di gestire la sofferenza è come vagare in un labirinto bendati...

Una impresa frustrante!!!

 

E tu che stile hai..?

Il nostro questionario di Natale per aiutarci a crescere !!

Ciao vi ricordate di noi?😉

Ricordate gli incontri di Semi di Zucca?
Ecco, siamo cresciuti, ci stiamo riproponendo con entusiasmo e vorremmo coinvolgervi  in un nuovo inizio 💪

E cosa c'è di meglio che farlo alle porte del nuovo anno??
 Vi presentiamo quindi il sito di Centro Studi Epochè.
Potrete qui trovare le nostre sedi di
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Dove ricominceremo appena sarà possibile, a svolgere gli incontri dal vivo. Nell'attesa Centro Studi Epochè ha pensato di organizzare incontri Web a carattere

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Ci farebbe piacere coinvolgervi con un breve sondaggio che ci aiuti a formulare incontri interessanti per tutti e non solo per noi che li condurremo.

SONDAGGIO⬇️

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GRAZIE PER LA VOSTRA COLLABORAZIONE,  A PRESTO 😉🎄🎊

Il pettegolo è un mancato psicologo

 

 

Ebbene si

Entrambi armati da uno spirito di curiosità, da una propensione verso l'altro, da una innata fame di saper tutto delle dinamiche relazionali altrui

Insomma si, entrambi amanti delle vicende dell'essere umani, solo che....

 Il pettegolo manca di deontologia e non si accontenta di sapere, sparge la preziosa informazione ai quattro venti, non riesce a tenere.

Vomita..

 A differenza di paziente e terapeuta che per contratto e deontologia appunto non vomitando fuori lasciano il contenuto della seduta dentro la stanza del professionista.

 

Il problema dunque è il TENERE.

Grande problema se si pensa che una delle cose più naturali per noi esseri viventi sia il meccanismo di espulsione (acqua, aria, feci, etc)

Se però acqua e aria sono inconsistenti, gli alimenti che ci nutrono(e poi le feci a essi associate) no, sono cibi solidi, ciò che non ci nutre quindi ci disseta o rinfresca, ci dà ossigeno, la sensazione o lo sforzo di bere acqua o respirare vale quanto lo sforzo della curiosità e del tenere del pettegolo

 

Ma la curiosità come la vergogna o l'invidia o la gelosia è di due tipi :

Sana o Malsana

 

La curiosità di saper è sana se ha scopi a fin di bene: amicali, affettivi, lavorativi, curativi o terapeutici.

In altri casi è malsana.

Disfunzionale.

Mal diretta.

 

Ecco il rammarico per me che guardo un  pettegolo e dico mannaggia, un talento sprecato!!!

 

Simone Lenzoni

Animali reattivi o persone

La dinamica dell'aggressività usata in attacco e non in difesa

 

Fenomeno sempre piu’ diffuso è quello della AGGRESSIVITA' LATENTE

In che senso?

Una bella fetta della popolazione cioè usa l'altro come pungiball o palla anti stress scaricando su un essere umano pari a sé le proprie ire, appunto, la propria aggressività che se usata per difendersi è ottima e sana ma se usata per offendere non molto.

Da dove deriva tutto questo?

Beh molti i fattori che innescano questa eccessiva aggressività: familiarità, carattere, frustrazione o stress dovute a insoddisfazioni, insuccessi di vita, traumi, vicende sfortunate sentimentali.

Insomma di questo bagaglio emotivo nel tempo la persona se ne fa veleno e carica esplosiva e non appena un essere umano tocca certe corde, anche in maniera innocua, il piacere di sfogarsi e di scaricare l'aggressività non si fa attendere.

Ci troviamo quindi di fronte a persone cariche sempre, in tensione, come delle molle pronte a scattare, reattive come dei serpenti, mordaci e velenosi.

Eppure si tratta di essere umani come noi....

Cosa manca?

Intanto si respira male, molto poco di pancia o diaframma e molto tanto di petto, e in maniera corta e superficiale, il respiro infatti consapevole sarebbe un primo modo per rallentar gli scatti automatici di aggressivita' e donare maggiore consapevolezza alla persona in termini di empatia.

Eh si perchè spesso manca anche il buon senso di percepirsi aggressivi e nocivi.

Poi una volta effettuata la scarica verbale o fisica, i modi di recuperare o gestire l'evento sono molteplici ma la crepa o il danno è stato fatto ….e allora…

Che fare?

Chi si trova di fronte a queste bombe pronte a esplodere puo' e deve ascoltarsi: la rabbia nel caso di chi viene offeso/aggredito è utile, è emozione al servizio di chi ha da difendersi consapevole dell'entità dell'offesa appena ricevuta:  la rabbia serve per non farsi schiacciare e per non ingoiare tutto il veleno nel corpo, perchè si, tutta la rabbia che si genera naturalmente , e sottolineo naturalmente, come energia, quando si viene aggrediti , è li' per un motivo e se non la usiamo in modi per noi utili a uscire indenni dalla situazione che accade ci marcisce dentro e provoca guai a livello organico.

 

Parliamo di salute, la nostra.

La SPERANZA è che il nostro aggressore trovi metallo per i suoi denti, e che senta che non è onnipotente e questo in tantissimi casi per fortuna accade, perchè spesso e volentieri le situazioni non degenerano a livello violento, fisico, ma soprattutto a livello comunicativo verbale.

Nella comunicazione allora risiede la speranza, che chi si trovi a sentir di fronte al mondo di dover vestire sempre i panni del lupo mietendo vittime si ravveda, e impari la parte piu' bella della comunicazione, la DOMANDA.

La domanda e non il giudizio!

Il giudizio chiude, chiude il cervello, e fa sparare sentenze ,difese, offese.

La domanda apre al non sapere, apre al beneficio del dubbio, apre a chieder conferma o meno di ciò che ci sta balenando dentro e che a volte puo' esser mal interpretato dalle nostre alte difese.

Insomma.

La domanda nelle relazioni e nella comunicazione salva.

Impariamo a fare domande prima di aggredire, o senno' facciamoci aiutare (la terapia, individuale di coppia o di gruppo si basa infatti su regole ben precise comunicative) a impararne l'uso; non sentiamoci sapientoni o saputelli ma utilizziamo l'altro come fonte per confermare o meno i nostri intuiti.

Ne guadagneremo in salute, in umiltà, in relazioni durevoli, in rispetto.

 

Simone Lenzoni