La preparazione psicologica dell’atleta
Il nostro metodo si è articolato negli anni per sviluppare le competenze mentali dell’atleta, il suo approccio allo sport e al gruppo. Inoltre è dedicato alla formazione delle competenze comunicative, di osservazione e gestione degli allievi da parte degli istruttori. In parallelo nelle attività giovanili il nostro intervento cura anche il ruolo del genitore, non come presenza da tenere lontano ma come risorsa e testimone importante dell’attività del figlio.
Nello specifico I punti cardine del nostro intervento sono:
Potenziamento delle capacità individuali in modo che l’atleta giunga a incrementare la propria autostima, le proprie capacità decisionali e il personale senso di leadership. In altri termini, lavorare sulla mentalità dell’atleta.
Con un filo diretto sempre acceso con dirigenti e istruttori il nostro metodo è strutturato in una maniera più esperienziale che teorica per coinvolgere tutte le parti in gioco (allievi, genitori, istruttori, dirigenti) attraverso esercizi pratici ed esperienze che possono riguardare la Determinazione, la Comunicazione, la creatività, l’autonomia. Tutte le possibili variabili che gli stessi istruttori ci possono segnalare per migliorare la prestazione dell’atleta o del gruppo.
La Psicologia dello sport per noi rappresenta:
L’allenamento dell’aspetto mentale nella prestazione sportiva per l’atleta come singolo e come parte di una squadra.
La formazione degli allenatori, perché allenare non significa lavorare sulla tecnica e sulla tattica ma pensare di ottenere tanto di più da una squadra lavorando sulla mentalità di quel gruppo o di quel giovane atleta.
Un affiancamento costante alla figura genitoriale nel percorso di crescita del proprio figlio specie davanti alle difficoltà che può trovare durante gli anni dello sviluppo del proprio figlio.Il calcio è fatto di tecnica, tattica, muscoli… e di testa. Ma a questa testa non viene dedicato uno spazio per essere allenata ovvero alleggerita, motivata, spronata, incoraggiata. Nel fare questo ci affianchiamo a un mister, a un genitore, a un dirigente quando ci sono difficoltà e perché no quando ci sono risorse da attivare.
Perché una società dovrebbe investirci: talenti bruciati da aspettative eccessive? Se ne sente parlare spesso, allora perché non lavorare preventivamente evitando che si arrivi a bruciare un potenziale buon giocatore?
Perché una società possa dire che si prende cura del proprio ragazzo o ragazza a 360° se esprime difficoltà, per comprendere e intervenire quando a volte non basta un bravo allenatore (che ha da pensare a 1000 cose). Perché si possa dire che in quella società la cura del bambino è a 360°, rendendo l’attività sportiva un momento sano di crescita non solo sportiva ma personale.